Bambù

per una notte abbiamo lasciato i soliti letti e siamo andati a dormire sul tatami in mansarda per sentirci Ronin senza vincoli e regole

abbiamo piantato giovani bambù lungo il muro di cinta per celare agli occhi il mondo civilizzato

siamo saliti fino ai rami più alti della grande magnolia per sentirci pronti a volare

la muletta col suo motore metallico galoppa verso il sole che tramonta dietro il crinale che nasconde il mare

sul sedile posteriore una ipotetica wakizashi taglia i legami col passato e l’hakama giace su un ripiano

Bianco aspetta fuori dal cancello, ha cambiato il nome in Libero, appoggia la sua grande testa alla mia gamba e mi accarezza la mano con i suoi denti da lupo

Chicco con un lungo nitrito chiede attenzione, il vento freddo che minaccia neve muove la sua criniera leggera eredità degli antenati venuti dalle steppe

la legnaia è piena, fieno, paglia e granaglie li abbiamo e un tetto solido, pareti spesse

di là dal canale i tassi hanno la tana e i cervi affilano i palchi sui tronchi delle conifere

la giovane highlander si è lasciata toccare il muso

una donna dalla voce nera ed avvolgente canta Jerusalema

ghiaccio lucido sul crinale riflette il sole

chiudo gli occhi, Mutti si accovaccia a fianco

sento l’odore del mare che frange sugli scogli a levante e voci di popoli antichi che seguono la migrazione dei tonni